Mal di schiena e Piede

Viviamo in un contesto sociale che ci impone ritmi frenetici, a paradossalmente stiamo diventando sempre più sedentari e circondati da comodità e facilitazioni.

Di conseguenza il nostro corpo sta perdendo la capacità di muoversi, l’armonia del muoversi, la sensazione e la cultura del muoversi.

Quale più simbolico elemento anatomico rappresenta tale “contatto” tra noi e l’ambiente che ci circonda? … il piede.

“Organo” di prioritaria importanza per la ricezione di tutte le informazioni che arrivano dal terreno, il piede si rende uno fra i più complessi sistemi di recettività propriocettiva che si integra ad una anatomia altrettanto complessa, ma altamente funzionale ai fini sensitivi e al contempo meccanici.

Questa integrazione funzionale e strutturale può a volte presentare delle problematiche in seguito a traumatismi, microtraumatismi ripetuti, situazioni posturali afisiologiche (comprese calzature che modificano appoggio plantare: es. tacchi ), parestesie, patologie neurologiche, perdita di sensibilità propriocettiva in generale.

In questi frangenti particolari in cui il piede è parzialmente “muto”, vengono a modificarsi le dinamiche articolari ascendenti per compensare un appoggio scorretto, viziato, in ritardo, etc…

Il meccanismo di compenso posturale statico e dinamico, di per se’ fisiologico, porta prima o poi però al sovraccarico funzionale di altre zone anatomiche…

generalmente e ripeto generalmente (perché in medicina non esiste corrispondenza sempre e comunque esatta e occorre analizzare ogni individualità posturale) per una torsione di bacino da cattivo appoggio, la zona di sofferenza risulta essere la colonna lombare o dorso-lombare; se anch’essa “filtra” l’accumulo di lavoro biomeccanico rendendosi compenso a sua volta, si possono verificare quadri sintomatologici di cervicalgia, cervicobrachialgia, spalle dolorose, dolori alla base del cranio, emicranie, etc…

Occorre perciò avere un approccio globale, occorre risalire la catena “lesionale” fino a ritrovare quella che viene identificata come la “disfunzione primaria”, in questo caso specifico l’ appoggio, per agire sulla “causa” del problema.

Si avranno ben pochi risultati terapeutici, inseguendo la risoluzione segmentaria della sintomatologia di compenso.

In quest’ottica mi propongo, in veste di Osteopata, di integrare i trattamenti di riequilibrazione strutturale osteopatica, rieducazione e riprogrammazione posturale ( per ritrovare le corrette sinergie e lunghezze delle catene muscolari ) con trattamenti di propriocettività veri e propri grazie ad esercizi mirati di bio-feedback per ottimizzare l’ appoggio sia in statica che in dinamica, allenando a scopo preventivo, ma anche terapeutico, con determinata frequenza, chi deve riappropriarsi di un fisiologico e corretto appoggio, perso, per esempio, dopo una banale distorsione di caviglia, dopo un periodo di gesso, un intervento chirurgico, un dolore qualsiasi sulla pianta del piede.